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Amianto: come e dove smaltirlo

Amianto: come e dove smaltirloAmianto: come e dove smaltirlo
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AMIANTO: DI COSA SI TRATTA? PER QUALE MOTIVO È PERICOLOSO?

Il termine amianto o anche asbesto (cioè che non brucia) letteralmente significa inattaccabile o incorruttibile, ed è un materiale che negli anni passati è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia.

Purtroppo, ancora oggi non si è giunti ad una rimozione totale di questo materiale da tutti gli edifici. Quindi, se vivete in un immobile di vecchia data è buona regola controllare se vi è ancora la presenza di amianto in esso. Per farlo è fondamentale rivolgersi a degli esperti che possiedono la certificazione obbligatoria per legge (imprese iscritte all’Albo dei gestori Ambientali e valido Durc) che gli da l’opportunità di muoversi liberamente in questo settore.

La bonifica dell’amianto deve essere eseguita secondo delle precise regole.

La normativa, stabilisce quali obblighi vanno rispettati e quali devono essere i requisiti da avere. La normativa è valida in caso si abiti in un condominio. Il regolamento invita l’amministratore a censire e poi mappare le zone sospette con l’aiuto di un tecnico. Dopodiché ha il compito di comunicare ai condomini se vi è amianto e se si tratta di amianto friabile oppure compatto.

In Italia, sono tante le regioni che hanno edifici con parti in amianto. Al primo posto troviamo la Lombardia. Dalla regione nel tempo ci sono stati parecchi incentivi per supportare la bonifica amianto.

L’amianto è di per sé un materiale naturale che presenta una struttura fibrosa. La sua alta resistenza lo ha trasformato in un ottimo additivo per le vernici o per il cemento. Per questo motivo venne tanto impiegato in edilizia per la creazione di tubi, grondaie ma pure tramezzi e piastrelle. Inoltre, le sue proprietà isolanti lo resero un buon materiale per rivestire pareti o tetti.

L’amianto è stato ampiamente usato pure nell’industria navale e termica, specialmente come isolante delle tubi degli ingranaggi. Inutile affermare che i lavoratori degli stabilimenti e dei cantieri non abbiano avuto mai alcun tipo di protezione dall’inalazione dannosa di queste polveri.

L’amianto si trova in materiali friabili che, se rovinati o polverizzati, sono un pericolo per l’essere umano. Infatti, dato che è composto da fibre minuscole, si inala facilmente e provoca malattie all’apparato respiratorio. L’asbestosi genera una malattia respiratoria grave, tanto che per la patologia in questione non è stata ancora trovata una terapia specifica.

Anche se sta pian piano sparendo, i casi di asbestosi sono i più diffusi fra i lavoratori che hanno avuto esposizioni medio/alte per più di dieci anni. L’amianto è molto resistente al calore, e questa qualità ha fatto sì che venisse usato pure nei tessuti di arredamento. Appena venne riconosciuta la sua pericolosità, con la legge 257 del 27 Marzo 1992 se ne vietò l’utilizzo, la relativa importazione e la sua commercializzazione.

La legge del 1992 ha vietato la fabbricazione di nuovi oggetti in amianto, ma non c’è alcun obbligo di rimozione delle cose già esistenti, anche se la presenza di amianto nei materiali deve essere segnalata alla ASL in modo da verificarne l’integrità e conseguentemente pure la nocività degli ambienti circostanti.

STORIA DELL’AMIANTO

Il cemento/amianto (meglio conosciuto come Eternit), fu prodotto a partire dai primi anni del novecento. È molto usato per coprire edifici e capannoni, ma pure oggetti di utilizzo quotidiano. Ben presto però, intorno agli anni sessanta, si iniziò a percepire che la polvere di amianto fosse un vero e proprio danno per l’uomo, perché avrebbe potuto causare malattie respiratorie o addirittura il cancro.

Nonostante ciò, la produzione continuò fino agli anni ottanta e soltanto nel 1992 venne vietato sia in Italia che in Europa.

Tutt’ora però, ci sono svariati palazzi con superfici in amianto. Purtroppo, smaltire l’amianto non è semplice, come dimostra il numero di edifici che ancora ce l’hanno. Rimuoverlo senza le giuste precauzioni può provocare il danneggiamento dell’Eternit e dunque mettere in circolazioni le polveri con dispersione di fibre cancerogene.

È stato stimato che in Italia ogni anno muoiono più di 1000 persone per colpa della esposizione alle fibre di amianto. Le zone più colpite sono quelle del Nord Italia per via dell’industrializzazione. Chi ci rimette sono soprattutto i lavoratori venuti a contatto con le fibre di amianto e di conseguenza anche i loro familiari per esserne venuti a contatto indirettamente.

Le morti al Sud sono avvenute maggiormente per via dell’esposizione ambientale. Diversi studi hanno rilevato che la quantità di amianto ancora da smaltire si aggira intorno ai quaranta milioni di tonnellate.

DISTINZIONE AMIANTO FRIABILE E AMIANTO COMPATTO

Esiste una distinzione netta fra amianto friabile e amianto compatto.

L’amianto friabile si utilizzò nell’edilizia in modo da poter coibentare e a sua volta insonorizzare le pareti (specialmente nelle scuole). La caratteristica del materiale in questione, è la porosità ad elevata friabilità dell’elemento, che lo fa essere il più pericoloso, se parliamo di dispersione e anche di inalazione.

L’amianto compatto invece, è stato usato più che altro fino agli anni novanta per realizzare coperture edili con diversi sistemi di applicazione. È un po’ meno pericoloso dell’amianto friabile, ma è comunque necessario eliminarlo perché non è solo dannoso per la salute, bensì potrebbe pure contaminare ed inquinare le acque vicine.

TECNICHE DI RIMOZIONE AMIANTO

Le tecniche di intervento per eliminare l’amianto prevedono il restauro dei materiali oppure interventi di bonifica. Il restauro solitamente si fa per rivestire i tubi e le caldaie oppure per i materiali cementizi che presentano danni circoscritti a superfici non sopra al 10% del totale.

I provvedimenti di bonifica si fanno con differenti modalità:

  • Rimozione oppure scoibentazione
  • Incapsulamento
  • Confinamento

La rimozione è senza dubbio il procedimento più diffuso, in quanto elimina ogni potenziale fonte di esposizione, attuando cautele specifiche per le attività che si eseguono nel palazzo. Comporta un bel rischio per i lavoratori e per la possibile contaminazione dell’ambiente, produce rifiuti tossici e nocivi che devono essere smaltiti alla perfezione. E’ la procedura con i costi più alti e i tempi di realizzazione più lunghi. Generalmente, per sostituire l’amianto si richiede l’applicazione di un materiale del tutto nuovo.

L’incapsulamento è il trattamento dell’amianto che utilizza prodotti ricoprenti o che penetrano (in base alla tipologia di prodotto adoperato). Inoltre, inglobano le fibre di amianto ripristinando l’aderenza al supporto e costituendo una pellicola di protezione sulla superficie.

Occorre verificare ogni tot di tempo l’efficacia dell’incapsulamento che col passare del tempo si può alterare o danneggiare. La rimozione di un materiale di amianto, incapsulato in precedenza, è più difficoltosa per via della complessità di bagnare il materiale per colpa dell’effetto impermeabile del trattamento.

Il confinamento è quando si installa una barriera a tenuta, in grado di separare l’amianto dalle zone occupate del palazzo. Se non si collega ad un trattamento incapsulante, il rilascio di fibre continua dentro al confinamento. Rispetto all’incapsulamento ha il vantaggio di creare una barriera resistente agli urti. E utile nel caso di materiali di facile accesso, in particolar modo per la bonifica di zone circoscritte. Non è indicato quando bisogna accedere di frequente nello spazio confinato.

COSTI PER SMALTIRE L’AMIANTO

Visto che si tratta di lavori eseguiti su misura i costi possono variare in base all’intervento che si andrà a fare. Su per giù, per smaltire le coperture in amianto (lastre con forma ondulata realizzate da cemento e amianto) le spese per la rimozione e lo smaltimento nella discarica (più il trasporto dell’amianto) si aggira intorno ai venti euro al metro quadro, spesa che può scendere se la superficie da smaltire è maggiore ai 150/200 metri quadri.

Queste ovviamente sono valutazioni approssimative, se pensate che oltre alle spese fisse per le pratiche all’ASL e il relativo trasporto, il resto del lavoro presenta costi che si valutano caso per caso: in primis è da considerare se si tratta di tubi, canne fumarie, lastre o pavimenti in amianto, poiché il costo per smaltirlo in discarica è diverso, poi bisogna vedere com’è fatta la struttura da cui togliere l’amianto.

Infine, esiste pure la necessità di individuare una discarica autorizzata a prendere questi materiali nello specifico. L’amianto infatti, non si può recuperare in nessun modo ma va soltanto smaltito.

Se si parla di costo dell’operazione di smaltimento amianto, va ricordato che è possibile ricevere detrazioni fiscali del 50% per questa tipologia di manutenzione.

PIANO DI LAVORO PER RIMUOVERE L’AMIANTO

I lavori di bonifica e di eliminazione dell’amianto vanno obbligatoriamente notificati all’ATS competente almeno un mese prima dalla data di inizio dei lavori.

Per la notifica, è fondamentale allegare il Piano di Lavoro redatto alle disposizioni in materia previste dal Decreto legislativo 81/08 che verrà approvato dall’ufficio competente. Nel Piano di Lavoro amianto vanno identificati il committente, la relativa ubicazione del cantiere e le modalità dei lavori di bonifica. Queste andranno descritte nel dettaglio identificando i possibili rischi e specificando le azioni eseguite per limitarne gli effetti.

Il Piano di Lavoro è un progetto esecutivo della bonifica da effettuare che va redatto e valutato. Se l’ufficio incaricato alla valutazione dovesse richiedere maggiori dettagli da introdurre, il Piano di Lavoro rimozione dell’amianto va revisionato attentamente includendo tutto ciò che è stato chiesto di modificare.

Nel Piano di Lavoro bisogna descrivere la natura dell’amianto presente, il tipo e lo stato delle cose da bonificare. Si illustra inoltre, la tecnica di bonifica che verrà impiegata e le attrezzature da adoperare.

COSA USARE IN SOSTITUZIONE DELL’AMIANTO

Per riuscire a sostituire l’amianto, che pur essendo un materiale pericoloso per l’uomo, era molto resistente e utile per l’edilizia, si è cominciato a produrre il fibrocemento ecologico.

Realizzato nel 1994, poco dopo il divieto di produrre l’Eternit, questo materiale andò a sostituire l’amianto con delle fibre organiche, naturali e sintetiche. Il fibrocemento ecologico va bene per molti lavori nell’edilizia, come nella lavorazione di coperture, ma pure serbatoi per l’acqua e altro ancora.

Va sottolineato che questo materiale innovativo non ha una vita lunga al pari dell’amianto, però riesce lo stesso a resistere senza alcun problema per 10/15 anni.

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Autore: Andrea Dicanto

Autore Andrea Dicanto
Appassionato Progettista esperto nel settore dell'Edilizia, delle Costruzioni e dell'Arredamento. Fin da giovane ho sempre studiato ed analizzato problematiche che vanno dalle questioni statiche di edifici e costruzioni fino al miglior modo di progettare ed arredare gli spazi interni, strizzando l'occhio alle nuove tecnologie soprattutto in ambito sismico.

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