Quando si parla di piscina ad uso personale si fa riferimento ad una vasca di differenti metrature e profondità, collocata all’interno di una proprietà privata, ad esclusivo utilizzo dei proprietari, dei loro amici e familiari.
Il termine “piscina ad uso personale” indica una vasca di varie dimensioni e profondità, situata all’interno di una proprietà privata, destinata esclusivamente all’uso dei proprietari e dei loro ospiti, come amici e parenti.
Secondo i dati forniti da Assopiscine, si osserva una crescente tendenza tra gli italiani ad installare una piscina nelle loro abitazioni. Si stima che, al momento, circa il 5% delle case in Italia abbia una piscina ad uso residenziale. Questo pone l’Italia al quarto posto nella classifica europea basata sulla percentuale di piscine per abitazione.
Vi sono molteplici varianti di piscine, solitamente classificate come interrate, seminterrate, esterne o gonfiabili, in base al loro metodo di costruzione e alla posizione rispetto al suolo. In Italia, ci sono varie leggi e normative riguardanti la costruzione per ciascuna di queste categorie di piscine.
Sommario
Considerare l’opzione di installare una piscina in una proprietà privata è un’ottima soluzione se si dispone di un ampio spazio all’aperto. Avere una piscina non è solo vantaggioso per godere di momenti di relax, ma è anche un eccellente metodo per incrementare il valore dell’immobile.
Le regolamentazioni per una piscina situata all’interno di una proprietà privata differiscono notevolmente da quelle destinate alle piscine pubbliche, utilizzate collettivamente, come quelle presenti in un complesso residenziale, un condominio, un agriturismo o una struttura natatoria pubblica.
Il primo passo nella costruzione di una piscina interrata riguarda la pianificazione. È infatti necessario disporre di un ampio spazio esterno libero da alberi e arbusti, con un terreno pianeggiante, sufficientemente esposto alla luce solare e facilmente accessibile per gli scavi.
Le tecniche costruttive per una piscina interrata sono diverse, tra cui l’utilizzo di calcestruzzo, pannelli d’acciaio o di Polistirene Espanso Sinterizzato (EPS), solitamente rivestiti con un materiale di finitura esterna come mosaico, marmo o resina. Da qui si evince che la realizzazione di una piscina interrata richiede un’attenta pianificazione degli scavi e della costruzione, tenendo in considerazione le condizioni strutturali del terreno, i tempi di costruzione e i costi totali.
Trattandosi di un’opera complessa che va a modificare permanentemente la planimetria di un’abitazione, per questa tipologia di piscina le norme da rispettare parlano chiaro. L’iter da seguire per realizzare una piscina interrata è contenuto nel Testo Unico dell’Edilizia (L. 380/2001) e prevede la richiesta delle necessarie autorizzazioni (permessi edilizi) presso l’Ufficio Tecnico del Comune in cui avverrà la posa, presentando la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività).
Approfondisci in: SCIA: come funziona, chi deve richiederla, tempi e durata
È fondamentale affidare l’installazione a una ditta di esperti, che disponga di un tecnico qualificato per ottenere il certificato di conformità al termine dei lavori. Dopo la conclusione dei lavori, è obbligatoria anche la registrazione della piscina nel catasto, poiché la presenza di una piscina esterna potrebbe comportare un cambiamento nel valore catastale dell’immobile e farla classificare come abitazione di lusso.
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È importante tener presente che le autorizzazioni comunali possono variare da Comune a Comune o da Regione a Regione, in quanto possono essere influenzate dalla presenza di aree soggette a specifici vincoli paesaggistici o da particolari restrizioni valide in determinate zone.
Oltre alle regolamentazioni riguardanti i permessi di costruzione, nella realizzazione di una piscina interrata residenziale è necessario rispettare anche le normative europee stabilite dal CEN (Comitato Tecnico Europeo), in particolare quelle riguardanti la sicurezza degli impianti. I requisiti tecnici per le piscine residenziali interrate sono delineati nella normativa EN 16582-2:2015, pubblicata nel 2016.
Advertisement - PubblicitàPer chi non può effettuare scavi nel terreno a causa di restrizioni dovute a vincoli storici o paesaggistici, oppure desidera possedere una piscina contenendo i costi della sua realizzazione, esistono numerose soluzioni alternative.
La piscina fuori terra è un tipo di piscina che può essere collocata sul terreno già esistente senza compiere complesse opere edilizie. Si tratta di vasche smontabili che possono essere installate autonomamente dal proprietario, fermo restando che necessitano di un terreno di appoggio che sia solido e pianeggiante.
Esistono diverse tipologie di piscine fuori terra, non solo in riferimento alle dimensioni, profondità della vasca e materiali costruttivi, ma anche a riguardo della categoria di riferimento. La categoria fuori terra “da arredamento”, ad esempio, richiede la presenza di un basamento in cemento come base d’appoggio per la collocazione della piscina.
Quindi, se nel giardino non si dispone di un basamento già esistente, questo deve essere messo in posa da un’azienda di costruzioni.
Dal punto di vista normativo in questo caso, per la realizzazione dei lavori, sarà necessario richiedere le relative autorizzazioni come per le piscine interrate e seminterrate. La regola è sempre la stessa: nel momento in cui si modifica in modo permanente una pertinenza è obbligatorio comunicare l’avvio dei lavori (SCIA) all’Ufficio Tecnico del Comune ed attendere l’autorizzazione prima di iniziare i lavori.
Quando si parla di pertinenza il quadro normativo di riferimento rimane quello rappresentato nell’articolo 817 del Codice Civile, dove si esplicita il concetto di durevolezza di un bene di proprietà.
Diverso invece è il caso delle piscine fuori terra dove non sia necessario realizzare basamenti in cemento per la loro collocazione. Le piscine fuori terra possono essere realizzate con un telaio in acciaio contenente una vasca in PVC oppure con pannelli rigidi di diversi materiali (acciaio, legno).
Le piscine autoportanti, cosiddette gonfiabili in quanto il bordo sostiene la vasca stessa una volta riempita d’acqua, sono strutture vendute con un kit di montaggio su terra appositamente pensate per la costruzione in autonomia. Il fatto che la vasca sia solamente appoggiata sul terreno e realizzata con materiali leggeri facilmente rimovibili, la fa rientrare nella categoria degli accessori da giardino.
Per questi motivi, previa dichiarazione di mobilità della piscina rilasciata dall’azienda madre, per il proprietario non è fatto obbligo di richiedere le autorizzazioni comunali per l’installazione e l’utilizzo. E’ bene comunque ricordare la presenza di un vincolo normativo che potrebbe riguardare alcuni specifici casi.
Uno specifico caso riguarda tutte le situazioni in cui la struttura che viene installata, per quanto mobile, venga lasciata in giardino tutto l’anno, andando a modificare strutturalmente l’assetto della proprietà quando il suo volume sia superiore al 20% del volume dell’abitazione. Secondo il D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 in vigore nel 2022 sono da considerarsi nuove pertinenze tutti quegli interventi di costruzione edilizia fuori terra o interrati “che comportino la realizzazione di un volume superiore al 20% del volume dell’edificio principale”.
Ciò significa che si andrebbe a ricadere all’interno delle stesse norme che valgono per le piscine interrate e seminterrate, cioè diventa obbligatorio procedere con la richiesta delle autorizzazioni al Comune di residenza prima di procedere con l’installazione.
Un altro aspetto da tenere in considerazione, qualsiasi sia la tipologia di piscina fuori terra o gonfiabile, riguarda l’obbligo da parte del costruttore (l’azienda produttrice) di dimostrare di averla prodotta rispettando i requisiti previsti dalla normativa europea, che in questo caso è l’EN 16582-3:2015.
I fornitori sono dunque obbligati a produrre manuali tecnici di istruzione sulla pulizia e corretta manutenzione dell’impianto in modo che al momento dell’acquisto il cliente sia al corrente dei comportamenti da adottare durante l’installazione e l’utilizzo della piscina in totale sicurezza.
Come per tutti gli altri impianti elettronici, di riscaldamento o idrici, anche per le piscine fuori terra o gonfiabili che facciano uso di pompe elettriche, filtri e scarichi valgono i requisiti di sicurezza prescritti dal DM 37/08, dove viene stabilito che nella progettazione di un impianto siano rispettate le linee guida e venga rilasciata una dichiarazione di conformità da parte dell’azienda produttrice.
Mentre per le piscine interrate o seminterrate è l’azienda stessa che realizza i lavori a produrre il certificato di agibilità, nel caso delle piscine fuori terra o gonfiabili sarà cura dell’acquirente verificare che il prodotto che si sta comprando risponda a tali requisiti di legge (solitamente si tratta di un certificato allegato alla prova d’acquisto).
Riassumendo, per le vasche fuori terra o gonfiabili, anche se si tratta di strutture temporanee di uso stagionale, bisogna tenere conto dei seguenti aspetti:
E’ bene ricordare che il possesso di piscine fuori terra o gonfiabili per l’Agenzia delle Entrate (D.M. 2 agosto 1969) non ricade nell’obbligo di accatastamento e dunque non si corre il rischio di trasformare la casa in un’abitazione di lusso (cosa che invece può accadere per le piscine interrate o seminterrate che superino gli 80 mq di superficie).
Advertisement - PubblicitàUna piscina seminterrata è una struttura che viene parzialmente interrata su tutti o su alcuni lati, esponendo uno o più lati (come ad esempio nei casi di terreni in pendenza o terrazzati) o mediante la costruzione di una pedana intorno a una piscina fuori terra. In quest’ultimo caso, la piscina sarà rialzata rispetto al suolo, con rivestimenti che agiscono come piattaforme per l’accesso alla vasca.
Sfruttando terrazzamenti naturali o installando pannelli o costruendo un piccolo muro per contenere il terreno in pendenza, si possono utilizzare finiture estetiche personalizzate con materiali come legno, mosaico o pietra per creare veri e propri solarium.
Optare per una piscina seminterrata può essere una soluzione pratica, in quanto offre grande flessibilità nell’installazione, può essere adattata a qualsiasi tipo di terreno e la sua costruzione è generalmente meno costosa rispetto a una piscina completamente interrata.
Tuttavia, è importante prestare attenzione alle regolamentazioni da seguire. Anche per le piscine seminterrate, come per quelle interrate, è necessario rispettare le procedure previste dal Testo Unico dell’Edilizia. Infatti, dal punto di vista normativo, le piscine seminterrate, che prevedono lavori di livellamento del terreno o scavi parziali, richiedono i necessari permessi edilizi.
È quindi obbligatorio segnalare l’inizio dei lavori (SCIA) presso l’ente comunale competente, dichiarando le caratteristiche della vasca artificiale e i materiali e le tecnologie utilizzate per la costruzione, così come è obbligatorio ottenere l’attestato di certificazione di conformità della struttura al termine dei lavori.
Lo stesso vale per le normative europee stabilite dal CEN (Comitato Tecnico Europeo) che sono le stesse per le piscine domestiche parzialmente o completamente interrate (EN 16582-2:2015).
Questa direttiva protegge il cliente garantendo la sicurezza della piscina, come la presenza di un sistema anti-trappola per i drenaggi e la conformità della presa di fondo (situata sul fondo della vasca per il riempimento e lo svuotamento) che deve essere verificata periodicamente per prevenire rischi per la sicurezza dei bagnanti.
In conclusione, essendoci numerosi regolamenti differenti tra Comuni o Regioni, prima di decidere quale tipo di piscina realizzare per la propria abitazione è sempre opportuno informarsi bene presso l’Ufficio Tecnico del proprio Comune di residenza per conoscere quali sono gli eventuali permessi da richiedere.
Gli iter burocratici potrebbero essere diversi da una zona all’altra e prevedere autorizzazioni specifiche in alcuni territori. In alternativa è possibile rivolgersi a ditte di installazione che siano in grado di fornire tutte le informazioni necessarie per evitare di incorrere in sanzioni amministrative per la realizzazione di un impianto non a norma.
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