Il Superbonus nel 2024 cambierà radicalmente: dalla riduzione dell’aliquota al 70% alla perdita della cessione del credito e sconto in fattura. Vediamo quali altri cambiamenti ci aspettano per il prossimo anno.
Nel paesaggio fiscale italiano, un tema preponderante è rappresentato dalle recenti evoluzioni normative relative al Superbonus 110%. Le modifiche previste per il prossimo anno sollevano una serie di riflessioni e necessitano di un’analisi approfondita.
Vediamo quali i cambiamenti in arrivo per il Superbonus 2024.
Sommario
Il Superbonus, incentivo straordinario introdotto per promuovere la riqualificazione energetica e antisismica degli edifici, subirà mutamenti significativi a partire dal 2024.
Una delle trasformazioni più rilevanti è la riduzione dell’aliquota di agevolazione al 70%. Questo decremento mette il Superbonus in una posizione di svantaggio rispetto all’Ecobonus condominio, che mantiene un incentivo del 75%, sebbene distribuito su un arco temporale più lungo.
La perdita delle opzioni di cessione del credito o dello sconto in fattura implica una minore attrattiva per i potenziali beneficiari e potrebbe innescare un calo degli interventi di ristrutturazione.
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Advertisement - PubblicitàUn aspetto che merita particolare attenzione è la riclassificazione catastale degli immobili che hanno beneficiato del massimo grado di agevolazione. Questa misura avrà effetti diretti sulla rendita catastale e, di conseguenza, sulle imposte collegate.
Sebbene la prima casa sia esente dall’IMU, salvo per le abitazioni di lusso, l’incremento della rendita catastale influirà sul calcolo dell’ISEE, con potenziali ripercussioni sulle agevolazioni sociali e sulle imposte di registro in caso di rivendita.
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Advertisement - PubblicitàIl disegno di Legge di Bilancio introduce un’ulteriore norma di notevole interesse: se un immobile per cui è stato richiesto il Superbonus viene rivenduto entro dieci anni dal termine dei lavori, l’imposta sulla plusvalenza (capital gain) si applicherà.
Tuttavia, sono previste alcune significative eccezioni, tra cui la non applicabilità dell’imposta se l’immobile è stato la prima casa per la maggior parte del periodo o se è stato ottenuto per successione o donazione.
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L’imposta sul capital gain immobiliare mira a scoraggiare le vendite speculative e prevede un’aliquota del 26%.
I lavori di ristrutturazione, tra cui quelli legati al Superbonus, possono ridurre l’ammontare del capital gain imponibile. Per esempio, se una casa acquistata a 200mila euro e rivenduta a 300mila euro dopo lavori per 50mila euro, l’imposta sarà calcolata solo sulla differenza aumentata.
Questa normativa rafforza l’intento di stimolare interventi immobiliari di lungo termine piuttosto che operazioni di breve durata con fini speculativi.
Un altro cambiamento imminente riguarda l’aumento della ritenuta fiscale sui bonifici legati ai bonus edilizi, che dal 1° aprile vedrà un incremento dall’8% all’11%. Questo intervento non è da sottovalutare poiché, riducendo la liquidità disponibile per le imprese, potrebbe indurre un innalzamento dei costi per i committenti finali.
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Advertisement - PubblicitàLa complessità del quadro normativo e fiscale che regola il settore delle ristrutturazioni edilizie e degli incentivi correlati richiede un’attenzione e una conoscenza approfondite per navigare tra le nuove disposizioni.
Le imprese del settore, così come i cittadini interessati a interventi di riqualificazione, devono tenersi aggiornati su queste evoluzioni per ottimizzare gli investimenti e le opportunità di risparmio fiscale. La situazione è in continuo divenire e sarà fondamentale monitorare i futuri sviluppi normativi e interpretare correttamente le implicazioni pratiche di tali cambiamenti.
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