La troppa presenza di amianto in Italia è un grosso problema che necessita di essere risolto il prima possibile. Nel nostro Paese infatti, in media ogni anno 6.000 persone perdono la vita a causa delle fibre amiantifere che circolano nelle zone più a rischio.

Con il DM 360/2019 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il Ministero dell’Ambiente ha finalmente approvato lo stanziamento di 870.000 euro. Saranno destinati a più di 100 Comuni, per la realizzazione di 140 interventi totali volti alla rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici.

Amianto: cos’è e quali danni provoca

L’amianto (o asbesto), è composto da un gruppo di minerali inosilicati e fillosilicati. La sua struttura interna è formata da singole fibre. Una fibra di asbesto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Per diventare amianto, i minerali sono trattati con precisi processi a bassa temperatura e pressione.

Si tratta di un materiale che possiede una fortissima resistenza al calore e una capacità isolante. Per questo motivo, in passato l’amianto fu largamente utilizzato per la composizione di arredamenti e tessuti che fossero a prova di incendio. Ma non solo, perché l’amianto venne sfruttato parecchio soprattutto per la produzione di Eternit, materiale composto da un mix di asbesto e cemento. Ci si serviva dell’Eternit in particolare nell’ambito edilizio, per la realizzazione di tegole, canne fumarie, tubature coibentate ecc.

Tutto ciò fino a quando non venne scoperto l’altissimo tasso di tossicità presente nell’amianto. Le sue fibre sono in grado di provocare la nascita di tumori ai polmoni, all’apparato laringeo e a quello ovarico. Questo ha portato più di 50 Paesi, uno dopo l’altro, a rendere illegittimo il suo utilizzo per qualsiasi scopo.

Il primo Paese a sviluppare delle cautele protettive dall’utilizzo dell’amianto fu il Regno Unito nel 1930, dopo dei valenti studi medici che dimostrarono dei collegamenti tra il materiale e la nascita di tumori. Il primo invece a vietarne categoricamente l’utilizzo fu l’Islanda nel 1983.

In Italia invece, l’uso dell’amianto è stato legale fino al 1992. Fin quando, la Legge n. 257/1992, non lo ha proibito, disponendo poi le procedure adatta alla sua rimozione e alla tutela dei lavoratori esposti al rischio. Il problema però, 27 anni dopo, è tutt’altro che scomparso. In Italia infatti sono presenti ben 96 mila siti ancora contaminati dall’asbesto, che ogni anno provoca la morte di almeno 6.000 persone.

Approvato lo stanziamento dei fondi

Qualche giorno fa però, sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il Decreto che approva la graduatoria stilata nel 2017, di interventi urgenti e necessari per la rimozione dell’amianto dai luoghi contaminati. Saranno effettuate 140 operazioni in più di 100 Comuni italiani.

Sulla base della graduatoria, saranno privilegiati in termini di tempo i luoghi che si trovano a 100 metri da asili, scuole, parchi, ospedali, ospizi, campi sportivi e centri ricreativi.

Ulteriori criteri di urgenza sono:

  • progetti il cui sviluppo non richiede più di 12 mesi;
  • segnalazioni dei controlli sanitari in merito alla tutela dell’ambiente;
  • siti di interesse nazionale;
  • presenza di amianto sulla mappatura.