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Mutui casa 2025: conviene ancora il tasso fisso o vince il variabile?

Il mercato dei mutui cambia volto nel 2025: i tassi fissi risalgono, il variabile torna competitivo. Scelte bancarie e strategie BCE influenzano costi e decisioni dei mutuatari italiani.

Mutui casa 2025: conviene ancora il tasso fisso o vince il variabile? Mutui casa 2025: conviene ancora il tasso fisso o vince il variabile?
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Negli ultimi mesi, il mercato dei mutui in Italia sta vivendo un nuovo assestamento, segnato da un’inversione nei trend che avevano caratterizzato il biennio precedente. Se fino a un anno fa il mutuo a tasso fisso era considerato l’opzione più sicura e conveniente per acquistare casa, oggi lo scenario è cambiato.

I tassi fissi sono tornati a salire, spingendo molti a riconsiderare l’opzione del variabile, che appare di nuovo più vantaggiosa.

Tuttavia, il comportamento delle banche, che sembrano trattenere i benefici della politica monetaria della BCE, alimenta dubbi e perplessità tra i consumatori. In un contesto di incertezza economica e instabilità geopolitica, come orientarsi nella scelta del finanziamento più adatto? Conviene bloccare la rata o puntare sul calo dell’Euribor? E cosa sta succedendo davvero dietro le quinte del sistema bancario?

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Perché i tassi fissi stanno tornando a salire?

Dopo un periodo di relativa stabilità, i tassi fissi dei mutui hanno ricominciato a salire, sorprendendo molti consumatori. A influenzare questa tendenza sono gli indici Irs (Interest Rate Swap) a 20 e 30 anni, utilizzati come riferimento per il calcolo del tasso fisso nei mutui. Nel giro di pochi mesi, l’Irs ha registrato un rialzo significativo, spingendo verso l’alto i TAN medi dei mutui a tasso fisso: dal 2,75% di dicembre 2024 al 3,23% di agosto 2025.

Ma cosa sta provocando questo aumento? Il rialzo riflette l’andamento del mercato obbligazionario europeo, in particolare dei titoli di Stato a lunga scadenza, come i Bund tedeschi. In risposta alle recenti tensioni commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti e al rischio di nuovi dazi, gli investitori stanno spostando capitali verso asset ritenuti più sicuri. Questo spostamento ha fatto scendere i prezzi delle obbligazioni, alzandone i rendimenti e, di conseguenza, gli indici Irs.

Il paradosso è evidente: i mutui fissi, tradizionalmente scelti per la loro stabilità, oggi risultano più costosi nonostante un contesto economico in cui ci si aspetterebbe una progressiva riduzione del costo del denaro.

Leggi anche: Surroga del mutuo: cos’è, quando si può fare e quanto costa

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Fisso o variabile? le strategie da valutare nel 2025

La scelta tra mutuo a tasso fisso o variabile, oggi più che mai, dipende da una valutazione attenta del proprio profilo finanziario e della propria propensione al rischio. I numeri dicono che, allo stato attuale, il variabile garantisce un risparmio mensile medio compreso tra 57 e 82 euro rispetto al fisso, a seconda della tipologia di offerta (green, standard o agevolata).

Questo si traduce in vantaggi economici significativi nel lungo periodo: dai 13.000 fino ai 19.700 euro in meno pagati sulla durata del mutuo.

Nonostante ciò, la maggior parte dei richiedenti continua a preferire la sicurezza del tasso fisso. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it, oltre il 93% delle nuove richieste si orienta ancora verso questa formula. Una tendenza che si spiega con il timore di futuri rialzi dei tassi e con la volontà di stabilizzare il bilancio familiare.

Per chi ha una buona capacità di gestione del rischio e prevede di mantenere il mutuo per un periodo medio-lungo, il variabile può rappresentare una scelta vantaggiosa, soprattutto ora che l’Euribor sembra aver toccato il fondo.

Al contrario, chi teme l’imprevedibilità del mercato potrebbe preferire un fisso, magari approfittando delle offerte “green” a condizioni agevolate.

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Margini bancari e mutui: perché i tassi restano più alti del necessario?

Un elemento chiave nella dinamica attuale dei mutui è il comportamento delle banche italiane. Nonostante il tasso principale della BCE sia sceso al 2%, gli interessi applicati ai nuovi mutui rimangono sensibilmente più alti. A luglio 2025, il Taeg medio si attestava al 3,61%, generando uno spread di ben 161 punti base rispetto al tasso ufficiale. Un divario che, secondo la FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani), è sintomo di un’interruzione nella trasmissione della politica monetaria.

Questo scollamento penalizza i consumatori finali e solleva interrogativi sull’efficacia delle strategie della BCE per stimolare il credito e la ripresa economica. Le banche, infatti, sembrano privilegiare la protezione dei propri margini, complice un clima di incertezza economica, la debolezza della domanda e il timore di nuove instabilità nei mercati finanziari.

Il risultato è un paradosso evidente: anche in un momento in cui i tassi dovrebbero calare, le famiglie continuano a pagare mutui più cari del necessario. Una situazione che impone, da parte di chi sta per sottoscrivere un finanziamento, una valutazione ancora più consapevole e informata.



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TAGS: BCE mutui, Euribor, Irs, mutui 2025, mutui casa, mutui green, rata mutuo, tassi interesse 2025, tasso fisso, tasso variabile

Autore: Andrea Dicanto

Autore Andrea Dicanto
Appassionato Progettista esperto nel settore dell'Edilizia, delle Costruzioni e dell'Arredamento. Fin da giovane ho sempre studiato ed analizzato problematiche che vanno dalle questioni statiche di edifici e costruzioni fino al miglior modo di progettare ed arredare gli spazi interni, strizzando l'occhio alle nuove tecnologie soprattutto in ambito sismico.

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