Quando si decide di concedere in locazione un appartamento, bisogna valutare bene quale tra i vari contratti d’affitto utilizzare. Ne esistono infatti diverse tipologie, e ognuna di queste è più adatta per certi scopi rispetto ad altre.
Vediamo di seguito quali tra i contratti d’affitto è possibile scegliere, e quali sono le principali differenze.
Sommario
Tra i contratti d’affitto, la tipologia a canone libero è una delle più utilizzate. Si tratta del cosiddetto contratto “quattro + quattro”. E dunque si stipula con un’iniziale validità pari a 4 anni, per poi essere rinnovato per ulteriori 4 anni automaticamente.
A meno che una delle due parti non desideri effettuare la disdetta. Si chiama a canone libero perché consente al locatore e all’affittuario di stabilire liberamente vari aspetti inerenti all’accordo. Come, ad esempio, l’adeguamento ISTAT del canone di locazione.
La tipologia a canone concordato invece, impone di stabilire l’importo dell’affitto in base a quelli che sono gli accordi territoriali della zona nella quale è ubicato l’immobile. Bisogna appunto tener conto delle cosiddette “fasce di oscillazione dei canoni”.
Alla luce di ciò, per concordare l’importo del canone bisognerà valutare il valore della struttura. E quindi considerare criteri come:
Il contratto d’affitto a canone concordato può essere:
In questo caso, parliamo del contratto “tre + due”. E quindi di quello che inizialmente sarà valido per 3 anni, con la possibilità di rinnovo automatico per altri due anni. Oppure per ulteriori 3 anni, in base all’accordo stabilito tra le due parti. Come prima, a meno che non si effettui la disdetta.
Con questo tipo di contratto, generalmente, per stabilire l’importo del canone, è necessario attenersi a quelle che sono le tabelle comunali. Queste vengono concordate tra i sindacati rappresentanti i locatari, e quelli rappresentanti gli affittuari. I criteri, anche qui, si calcolano in base a fattori come: la zona, lo stato dell’immobile, la tipologia di alloggio ecc.
Il contratto transitorio, come suggerisce il nome, consente al locatario di concedere in affitto un immobile per un periodo limitato. Che può essere minimo di 1 mese e massimo di 18 mesi.
Tale accordo però, impone di specificare nel documento quale sia la giustificazione che porta le due parti a stipulare un contratto d’affitto di così breve durata.
È possibile inserire le seguenti motivazioni:
Come si può immaginare, tra le tipologie di contratti d’affitto, questa è quella destinata agli studenti universitari. Tale accordo impone un periodo di locazione limitato, che può durare da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 3 anni.
In realtà non ne può usufruire unicamente chi è iscritto all’università, ma anche chi frequenta un master, un corso o anche uno studente iscritto ad un istituto superiore. L’unica clausola da rispettare in questo caso, è che l’università (o l’istituto in questione) dovrà essere ubicata nella stessa città in cui si trova l’immobile in affitto.
È possibile per gli studenti richiedere questo tipo di contratto singolarmente, oppure anche in gruppo.