Il nuovo decreto sicurezza 2025 introduce formazione in presenza, badge digitali, controlli tracciabili, aggiornamenti sullo stress lavoro-correlato e incentivi alle imprese. Critiche e richieste di fondi dai sindacati.
La sicurezza sul lavoro torna al centro del dibattito politico e sociale con l’arrivo imminente di un nuovo decreto-legge voluto dal Ministero del Lavoro, in collaborazione con le parti sociali. Una risposta concreta a un’emergenza che continua a mietere vittime: solo in una giornata recente si sono contati quattro morti sul lavoro, in un tragico bilancio che impone interventi urgenti e strutturali.
Il decreto, atteso entro la fine di Settembre 2025, promette di rafforzare la prevenzione, migliorare la qualità della formazione, innovare i sistemi di controllo e introdurre strumenti digitali per una tracciabilità più efficace. Non si tratta solo di modifiche normative, ma di un cambio di paradigma: integrare sicurezza, tecnologia, formazione e cultura della prevenzione in un sistema più moderno, trasparente e proattivo.
Ma cosa prevedono realmente le nuove norme? In che modo cambieranno gli obblighi per aziende, preposti e lavoratori? E quali sono i nodi critici sollevati da sindacati e associazioni di categoria?
Sommario
Il nuovo decreto sulla sicurezza sul lavoro del 2025 rappresenta un intervento organico, articolato su più fronti. Al centro dell’azione normativa ci sono tre pilastri fondamentali: formazione più efficace, controlli più rigorosi e digitalizzazione dei dati relativi ai lavoratori. Il governo punta infatti a migliorare la tracciabilità delle competenze e dei percorsi formativi attraverso l’introduzione del Fascicolo sociale e lavorativo del cittadino e l’utilizzo della piattaforma SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa), strumenti che permetteranno un monitoraggio più puntuale delle informazioni contrattuali e formative.
Questa tracciabilità digitale andrà a costituire una sorta di badge elettronico, una “carta d’identità” del lavoratore in materia di sicurezza, utile anche per agevolare i controlli nei cantieri e nelle aziende. Oltre a ciò, il decreto aggiorna anche le linee guida per la valutazione dello stress lavoro-correlato, ferme al 2010, integrando nuove modalità legate allo smart working, all’uso della tecnologia nei processi produttivi e alle trasformazioni organizzative del lavoro.
Sul fronte della formazione, il decreto introduce maggiore selettività nei criteri per gli enti formatori accreditati e impone, per alcune figure chiave come il preposto, che la formazione sia obbligatoriamente svolta in presenza, in aula o direttamente nei luoghi di lavoro.
Infine, viene prevista una campagna nazionale nelle scuole per promuovere una cultura della prevenzione fin dalla giovane età, e vengono finanziati percorsi formativi aggiuntivi per settori ad alto rischio come costruzioni, logistica e trasporti.
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Advertisement - PubblicitàIl settore dell’edilizia è tra i più esposti agli infortuni gravi e mortali, e non a caso è al centro di una parte rilevante del nuovo decreto. Per datori di lavoro, RSPP, coordinatori della sicurezza e preposti, le novità si articolano su tre direttrici: formazione mirata, tracciabilità documentale e rafforzamento della gestione del rischio.
La formazione nei cantieri dovrà essere specifica per i rischi reali e aggiornata alle più recenti normative. Per i preposti – figure centrali nella catena della sicurezza – il decreto impone che la formazione sia svolta solo in presenza, con documentazione tracciabile e verificabile. Questo per evitare corsi di dubbia qualità o tenuti esclusivamente online senza reali verifiche di apprendimento.
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La tracciabilità diventa un elemento centrale: la combinazione tra Fascicolo, piattaforma SIISL, Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), Piano Operativo di Sicurezza (POS) e registri formativi dovrà essere perfettamente allineata. Ogni incoerenza potrà essere rilevata facilmente in fase di controllo, riducendo gli spazi per scorciatoie o omissioni.
Infine, il decreto impone un aggiornamento obbligatorio del DVR per includere anche la valutazione di violenza e molestie sul luogo di lavoro, oltre al rinnovamento delle procedure per lo stress lavoro-correlato. Rilevante anche il tema degli spazi confinati, dove si anticipa l’arrivo di decreti attuativi: intanto, è raccomandato iniziare fin da subito a predisporre permessi, rilevazioni atmosferiche e percorsi di addestramento specifico.
Il decreto incoraggia fortemente l’adozione di Modelli di Organizzazione e Gestione (MOG) e Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro (SGSL), prevedendo anche incentivi economici per le PMI che li implementano. Questi modelli aiutano non solo a ridurre il rischio residuo, ma anche a rafforzare la governance interna sulla sicurezza.
Advertisement - PubblicitàIl decreto sulla sicurezza sul lavoro è frutto di un dialogo con le parti sociali, ma non ha mancato di sollevare critiche e perplessità, soprattutto da parte dei sindacati. La Ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha parlato di un testo “costruito nello spirito di collaborazione” e aperto a ulteriori miglioramenti in sede parlamentare, sottolineando l’importanza del confronto con imprese e rappresentanze dei lavoratori.
La CGIL, con la segretaria Francesca Re David, pur riconoscendo alcuni “elementi positivi” nel decreto, lo ha definito “estremamente limitato” e incapace di affrontare le reali emergenze. La CISL ha ribadito che la sicurezza è il primo tassello del Patto sociale proposto dal sindacato, chiedendo un aumento delle risorse nella prossima legge di Bilancio.
Più netta la UIL, che ha sottolineato come “con quattro morti sul lavoro in un solo giorno non si possa rimanere fermi”.
Forte è anche la critica della FLEPAR, sindacato dei professionisti pubblici, che ha denunciato l’inefficacia dei tavoli convocati negli anni: “Sempre gli stessi interlocutori, con gli stessi scarsi risultati”, sottolineando che è “tempo di parlare di prevenzione reale, non di burocrazia”.
Dal lato delle imprese, c’è sostanziale condivisione degli obiettivi, ma con richieste ben precise. Unimpresa definisce la situazione “una vera emergenza nazionale” e invoca un Piano straordinario per la sicurezza, basato su tre pilastri: formazione obbligatoria di qualità, controlli sistematici e una rete più efficiente di ispettori. Assosistema Confindustria accoglie positivamente il decreto, ma avverte che la sola formazione non basta: è necessario affiancare tecnologie avanzate e DPI intelligenti, capaci di monitorare e intervenire in tempo reale per prevenire incidenti, in particolare quelli legati alle cadute dall’alto.
In sintesi, se da un lato il decreto viene accolto come un passo avanti, dall’altro appare chiaro che senza investimenti strutturali, più ispettori, fondi dedicati e tecnologie sul campo, le misure rischiano di restare solo sulla carta.
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