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Addio allo Spid per l’identità unica digitale? Cosa c’è da sapere

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Avere un’unica modalità nazionale di identità digitale. Questa è stata la proposta delineata da Alessio Butti, il sottosegretario di Stato del Consiglio dei Ministri. L’obiettivo è promuovere il trasferimento dalle identità SPID alle CIE.

La proposta è figlia del programma politico e sociale del Governo Meloni il quale ha preso di mira il sistema pubblico di identità digitale che permette l’accesso ai servizi online dei siti della Pubblica Amministrazione.

Su quali basi si poggia la proposta? Cosa comporterà l’eventuale applicazione di questa normativa? E con quale impatto sociale? Vediamo i punti chiave di questa notizia.

Gestori privati e gestori pubblici

In realtà il dibattito sulla chiusura del sistema SPID era già iniziato da un paio di anni fa. Era il febbraio 2020 quando lo stesso sottosegretario Butti aveva approvato e firmato un ordine del giorno relativo al decreto Milleproroghe.

L’obiettivo era impegnarsi a trovare un unico SPID di Stato e affidare solo alle aziende pubbliche come le Poste Italiane l’erogazione dell’identità digitale. La proposta era indirizzata alla ministra dell’Innovazione del Governo, Paola Pisano. Lei stessa mise mani alla gestione del sistema già presente dal lontano 2013, perfezionato dall’Agenzia per l’Italia digitale e lanciato ufficialmente nel 2016.

Esiste al momento una serie non piccola di gestori privati e non (circa una decina) che forniscono le modalità di utilizzo delle identità digitali pe l’autenticazione del profilo degli utenti. Questi ultimi possono scegliere il gestore preferito e, per mezzo dello SPID, usare sempre le stesse credenziali per accedere da qualsiasi dispositivo ai servizi abilitati.

La diffusione in Italia dello SPID numeri alla mano

La pandemia ha promosso indirettamente la diffusione in larga scala dell’identità digitale SPID. I decreti che dal 2020 hanno incentivato l’accesso ai numerosi bonus promossi dal governo per facilitare la vita sociale ed economica del Paese durante la pandemia.

L’identità digitale, pertanto, ha rappresentato un requisito fondamentale per assicurarsi questo aiuto del Governo. Ecco spiegata l’enorme impennata di utilizzo dell’identità SPID in questi ultimi anni. I dati parlano chiaro.

L’attuale ministro dell’Innovazione tecnologica e la transazione digitale, Vittorio Colao, ha espresso grande soddisfazione lo scorso maggio. La motivazione è dovuta al numero di italiani che stanno utilizzando questa risorsa digitale: ben 30 milioni. Un dato sorprendente che ha anticipato già di molto i traguardi impostatati dal Pnrr.

In un articolo comparso sul Sole 24 ore del 11 novembre 2022, sono visibili i numeri aggiornati in merito all’utilizzo dello SPID: ben il 63% degli italiani lo sta utilizzando, un obiettivo che era fissato per il 2024.

SPID e CIE: quali sono le differenze

In base ai numeri rintracciabili nel sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale relativi ai progressi nella trasformazione digitale degli italiani, sono attivati poco più di 33 milioni di identità SPID. Confrontandoli con i numeri dei possessori della carta d’identità elettronica (poco più di 31 milioni), si evince che entrambi i sistemi stanno avendo una medesima diffusione nella popolazione.

Tuttavia, questo non significa che abbiano le stese caratteristiche.

Lo SPID assicura un grado di sicurezza dei propri dati di primo e secondo livello, ma non sempre di terzo. La CIE, d’altra parte, assicura un grado di sicurezza maggiore, fino al terzo livello.

Questo documento d’identità digitale, infatti, è stato prodotto dal Poligrafico e Zecca dello Stato ed emesso dal ministero dell’Interno al costo di 16,79 euro. Inoltre, necessita dei codici Pin e Puk e di un lettore specifico in grado di collegarsi al dispositivo. Il terzo livello di sicurezza non è semplicemente una caratteristica importante di questo sistema ma un vero e proprio standard fissato dall’Europa per il prossimo 2025. In questo anno verrà avviata, infatti, l’identità digitale europea.

Tutto questo si realizzerà per mezzo di una app in grado di contenere tutti i dati sensibili del cittadino e i documenti personali.

Alla ricerca di una transizione adeguata dallo SPID al CIE

Allo stato attuale, non sono pochi i siti delle amministrazioni pubbliche che utilizzano entrambi i sistemi di riconoscimento dell’identità digitale. Tra questi si annoverano quelli dell’Agenzia delle Entrate, INPS, ministero dell’istruzione e inPA.

Quando la Pisano era Ministra, il Governo tentò di uniformare le modalità di accesso a questi siti lavorando su una sorta di convergenza tecnica di entrambi i sistemi. Il cittadino, in base a questo progetto, avrebbe potuto semplicemente ottenere SPID e CIE in un’unica procedura. Ma, all’epoca dei fatti, il Viminale oppose resistenza alla proposta che si arenò in breve tempo. Ora Butti desidera riproporre lo stesso progetto ma in maniera più incisiva: ottenere un’unica identità digitale nazionale controllata e gestita direttamente dallo Stato.

Come favorire questo progetto?

Stando alla proposta, il rilascio della CIE dovrebbe avvenire in remoto e senza costi aggiuntivi in modo da favorire una porzione di popolazione ancora più gremita. Oltre a questo, è prevista una transizione soft da un sistema all’altro che non escluda i gestori privati e che sia in accordo con le regole stabilite dall’Europa in merito alla sicurezza dei dati sensibili.

Come ottenere ora la Carta di Identità Elettronica

Il sito del Ministero dell’Interno delinea le modalità attuali per il rilascio e rinnovo in Italia della CIE. La carta può essere richiesta presso il Comune di residenza o dimora a cominciare da centottanta giorni precedenti la scadenza della propria carta d’identità oppure in seguito a smarrimento, deterioramento e furto.

La validità legale prevista per la CIE dipende dall’età del titolare nel momento in cui ne ha fatto richiesta. Nello specifico, vale dieci anni per i maggiorenni, cinque anni per i minorenni con un’età compresa tra i 3 e i 18 anni e tre anni per i minori che hanno meno di 3 anni.

Il cittadino richiedente dovrà recarsi in Comune dopo aver stabilito un appuntamento sul sito del Comune. Dovrà portare una fototessera cartacea nello stesso formato utilizzato per il passaporto, un documento d’identità in corso di validità e il codice fiscale. Per ottenerla si dovrà versare la quota di 16,79 €.

Al momento della consegna al Comune dei documenti, il cittadino fornirà anche il numero dell’appuntamento e il numero della ricevuta di pagamento della Carta qualora fosse già stato effettuato.

Infine, dopo aver indicato la modalità di ritiro della CIE, si procederà alla verifica conclusiva dei dati inseriti e firma finale.

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TAGS: carta identità elettronica, CIE, spid

Autore: Andrea Dicanto

Autore Andrea Dicanto
Appassionato Progettista esperto nel settore dell'Edilizia, delle Costruzioni e dell'Arredamento. Fin da giovane ho sempre studiato ed analizzato problematiche che vanno dalle questioni statiche di edifici e costruzioni fino al miglior modo di progettare ed arredare gli spazi interni, strizzando l'occhio alle nuove tecnologie soprattutto in ambito sismico.

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