Il mercato del pellet nel 2026 punta alla stabilità, con prezzi stimati sotto i 6,50€. Fondamentale il Conto Termico 3.0 per compensare il calo delle detrazioni fiscali al 36%.

Il mercato del riscaldamento in Italia sta cambiando di nuovo. Dopo i forti rincari degli scorsi anni, i prezzi del pellet si sono finalmente stabilizzati, rendendo questa scelta molto interessante per chi vuole staccarsi dal caro-gas. Scegliere il pellet oggi non significa solo risparmiare, ma anche investire sulla propria casa sfruttando i nuovi incentivi statali che premiano chi inquina meno. Tuttavia, tra offerte online che sembrano troppo belle per essere vere e nuove leggi che cambiano i rimborsi, è facile confondersi.
Capire come muoversi tra prezzi al sacco e normative è il primo passo per non sprecare soldi.
Ma quanto costa davvero un sacco di pellet oggi e cosa dobbiamo aspettarci per il 2026? È possibile scaldare una casa di 90 mq senza spendere una fortuna? E quali sono i trucchi burocratici per farsi rimborsare dallo Stato oltre metà della spesa per la nuova stufa?
Sommario
Per avere un quadro realistico della spesa, è fondamentale distinguere tra i canali di acquisto locali e le piattaforme digitali. Ad oggi, il prezzo medio di un sacco di pellet da 15 kg di qualità ENplus A1 presso i rivenditori fisici e la grande distribuzione si attesta tra i 5,50 € e i 7,50 €. Tuttavia, monitorando i principali marketplace come Amazon, i prezzi per il singolo sacco possono apparire sensibilmente più alti a causa dei costi di logistica e spedizione, oscillando spesso tra i 12,00 € e i 16,00 €.
Il vero risparmio, confermato anche dalle quotazioni online, si ottiene con l’acquisto del bancale (solitamente da 65-70 sacchi). In questo caso, anche sul web si trovano offerte competitive che riportano il costo unitario verso una fascia più accessibile, intorno ai 6,50 € – 7,00 € a sacco (con prezzi complessivi per bancale tra i 450 € e i 500 €).
Rispetto al 2024, il mercato beneficia di una maggiore stabilità, ma resta la regola d’oro: acquistare “fuori stagione” tra maggio e agosto permette di spuntare i prezzi migliori, spesso inferiori ai 5,00 € presso i fornitori locali.
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Advertisement - PubblicitàNon tutto il pellet è uguale e la scelta dell’essenza può influenzare drasticamente sia la resa termica sia la manutenzione della stufa. Oggi, la distinzione principale avviene tra il pellet di abete e il pellet di faggio (o misto). Il primo è solitamente più chiaro, ha un accendimento rapido e produce pochissima cenere, preservando la pulizia del braciere. Il faggio, di contro, è più scuro, ha un peso specifico maggiore e tende a bruciare più lentamente, garantendo una durata della fiamma leggermente superiore, pur lasciando qualche residuo in più.
Tuttavia, il vero parametro da monitorare non è il colore, ma la certificazione ENplus A1. Questa etichetta garantisce che il prodotto rispetti rigidi standard internazionali su potere calorifico (che deve essere ≥ 4,6 kWh/kg), umidità (< 10\%) e contenuto di ceneri ( ≤ 0,7%).
Scegliere un pellet non certificato o di classe A2 per risparmiare pochi centesimi può rivelarsi un errore costoso: un eccesso di residui può intasare i condotti fumi e forzare interventi di assistenza tecnica che annullerebbero ogni risparmio iniziale.
Advertisement - PubblicitàPer stimare quanto costi scaldare un appartamento di 90 mq con il pellet, dobbiamo considerare un fabbisogno energetico medio. Una casa di questa metratura, con un isolamento discreto (classe energetica C o D), richiede circa 8.000 – 10.000 kWh di energia termica a stagione. Tradotto in sacchi di pellet (considerando un potere calorifico di circa 4,8 kWh/kg), parliamo di un consumo che oscilla tra i 110 e i 140 sacchi all’anno.
Prendendo come riferimento il prezzo medio di 6,50 € al sacco (prezzo bilanciato tra acquisto locale e online), la spesa annua si attesta tra i 715 € e i 910 €. Rispetto al metano, il risparmio resta sensibile: a parità di calore prodotto, il pellet permette oggi di abbattere la bolletta di circa il 20-30%, specialmente se la stufa è di ultima generazione e garantisce rendimenti superiori al 90%.
Per un appartamento di 90 mq, questo significa un risparmio reale che può superare i 300 € l’anno rispetto ai sistemi tradizionali a gas, ammortizzando rapidamente l’acquisto del combustibile.
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Advertisement - PubblicitàIl quadro normativo per il 2025 offre opportunità concrete, ma è necessario fare una distinzione netta tra l’acquisto della stufa e quello del combustibile. Per quanto riguarda il pellet (materia prima), non esistono bonus o rimborsi diretti; tuttavia, il Governo ha stabilizzato l’IVA al 10% (anziché al 22%), garantendo un risparmio immediato alla cassa.
Il vero supporto economico dello Stato riguarda invece l’acquisto dell’apparecchio, regolato dal D.M. 7 agosto 2025 (Conto Termico 3.0). Questo incentivo è un contributo a fondo perduto erogato dal GSE che copre fino al 65% della spesa per la sostituzione di vecchi impianti con modelli certificati a 5 stelle, con rimborsi rapidi in un’unica rata per importi fino a 15.000 €.
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In alternativa, chi non usufruisce del Conto Termico può optare per le detrazioni fiscali. Il Bonus Ristrutturazioni rimane attivo al 50% per l’acquisto e l’installazione di stufe a pellet in abitazioni principali, detraibile in 10 anni. Resta valida anche la strada dell’Ecobonus, dedicata agli interventi di efficientamento energetico più ampi. In ogni caso, per accedere a questi benefici, è obbligatorio che l’installazione sia certificata da un tecnico abilitato che attesti la conformità alle ultime norme sulle emissioni e l’avvenuto smaltimento del vecchio generatore.
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