Il secondo FerX esclude componenti cinesi dal fotovoltaico per sostenere la filiera europea, offrendo incentivi più alti agli impianti resilienti. Gara aperta dal 17 settembre per 1,6 GW.
Negli ultimi anni, il settore del fotovoltaico ha visto una crescita senza precedenti, spinta da obiettivi ambientali sempre più ambiziosi e da una domanda crescente di energia pulita. Tuttavia, la dipendenza dalle importazioni – in particolare dalla Cina – ha sollevato interrogativi strategici sul futuro energetico dell’Europa.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha emanato il primo provvedimento, non solo in Italia ma anche in Europa, che esclude dalle gare di incentivazione fotovoltaica i prodotti e le componenti di origine cinese. Con il nuovo articolo 5-bis inserito nel DM 30 dicembre 2024, si apre la seconda tranche del FerX transitorio, che introduce il criterio della resilienza europea previsto dal Net-Zero Industry Act (Reg. UE 2024/1735): una svolta normativa che cambia radicalmente le regole del gioco per chi vuole accedere agli incentivi.
In particolare, il decreto stabilisce che moduli, celle e inverter non debbano essere di origine cinese, e che almeno un altro componente fotovoltaico strategico – come previsto dal Regolamento UE 2025/1178 – non sia prodotto in Cina. Una stretta normativa che mira a ridurre la dipendenza industriale dall’Asia e a rafforzare la capacità produttiva europea, con un impatto diretto sul mercato italiano e continentale.
Quali saranno gli effetti per gli operatori del settore? E come cambieranno le dinamiche di prezzo e competitività nella corsa agli incentivi fotovoltaici?
Sommario
Il bando per la seconda tranche del FerX transitorio prende forma con regole operative molto precise, stabilite dal decreto ministeriale 4 agosto 2025 che ha introdotto l’articolo 5-bis al DM 30 dicembre 2024. Le manifestazioni di interesse potranno essere presentate a partire dal 17 settembre 2025, e per questa fase preliminare il Ministero ha fissato una finestra temporale limitata: 30 giorni per presentare le domande di accesso al meccanismo di supporto.
Conclusa questa fase, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) avrà 45 giorni di tempo per valutare le richieste e pubblicare le graduatorie, comunque non oltre il 31 dicembre 2025. Il tetto massimo per questa seconda procedura è stato definito in 1,6 gigawatt di potenza fotovoltaica, corrispondente al 20% del contingente massimo previsto per la tecnologia solare.
Questa quota riservata è stata pensata proprio per dare spazio a quegli operatori che sceglieranno di utilizzare componentistica europea conforme ai criteri di resilienza, inaugurando così una competizione che non si gioca più soltanto sul prezzo, ma anche sull’origine delle tecnologie.
Advertisement - PubblicitàLa principale novità introdotta dal decreto ministeriale 4 agosto 2025 riguarda l’accesso alle aste dedicate: per partecipare, gli operatori dovranno rispettare precisi criteri di preselezione sull’origine delle componenti. L’art. 5-bis del DM 30 dicembre 2024 stabilisce infatti che:
Le imprese partecipanti dovranno allegare alla propria domanda di accesso un impegno formale al rispetto di questi criteri, pena l’esclusione dalla gara. Si tratta di un passaggio storico: per la prima volta un bando europeo nel settore delle rinnovabili non valuta solo l’aspetto economico, ma anche la resilienza industriale delle filiere.
Advertisement - PubblicitàIl decreto motiva chiaramente la sua impostazione: nel corso del 2023 oltre il 50% dell’approvvigionamento europeo di moduli e componenti fotovoltaici proveniva dalla Cina, una quota ritenuta eccessiva e rischiosa per la sicurezza industriale dell’Unione. Per questo motivo, l’Italia ha deciso di anticipare l’applicazione dell’articolo 26 del Net-Zero Industry Act (Reg. UE 2024/1735), che introduce il criterio della “resilienza” nelle aste per le energie rinnovabili.
In concreto, il Ministero ha riservato fino al 20% del contingente massimo fotovoltaico a una procedura competitiva dedicata esclusivamente agli impianti che rispettano i criteri di origine europea. Una scelta che potrebbe rappresentare una svolta industriale: se da un lato limita la platea dei concorrenti, dall’altro apre la strada a una nuova valorizzazione della produzione europea, oggi concentrata in poche fabbriche tra Germania, Francia e Italia, come l’impianto 3Sun di Enel a Catania.
Per gli operatori rimasti esclusi dalla prima tranche del FerX, questa seconda fase rappresenta un’occasione di rientrare in gara, a patto di scommettere su tecnologie made in Europe.
Advertisement - PubblicitàSecondo le stime del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e del GSE, la seconda procedura del FerX – riservata agli impianti fotovoltaici conformi ai criteri di resilienza – porterà a prezzi più alti rispetto alla prima fase. Nella prima asta, aperta anche a prodotti cinesi, la base d’asta oscillava tra i 62 e i 95 euro/MWh, con offerte che si sono attestate attorno ai 65 euro/MWh. Per la nuova gara, invece, le previsioni puntano a valori vicini alla parte alta della forchetta, circa 90 euro/MWh, proprio per tenere conto dei maggiori costi del fotovoltaico europeo.
Il decreto, all’articolo 5-bis, comma 5, definisce tempistiche chiare: gli operatori avranno 30 giorni per presentare la domanda e le graduatorie saranno pubblicate entro 45 giorni dalla chiusura del bando, comunque non oltre il 31 dicembre 2025. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato, garantire procedure rapide e trasparenti; dall’altro, incentivare una filiera produttiva europea capace di reggere la concorrenza globale.
Si tratta quindi di un passaggio strategico non solo per la politica energetica italiana, ma per l’intera Unione europea: il secondo FerX è infatti il primo bando che traduce in pratica il principio della resilienza industriale previsto dal Net-Zero Industry Act, ponendo le basi per una maggiore autonomia tecnologica e per un futuro meno dipendente dalle importazioni asiatiche.
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