La Manovra 2026 prevede meno tasse per il ceto medio, incentivi per famiglie e imprese, proroga bonus casa e pensioni più flessibili, puntando su equità e coperture sostenibili.
La Legge di Bilancio 2026 si preannuncia come la manovra economica più “leggera” dal 2014, con una dotazione di 16 miliardi di euro, ma densa di misure strategiche per famiglie, imprese e lavoratori. Il Consiglio dei Ministri si prepara a varare il Documento Programmatico di Bilancio, ma il testo resta in continua evoluzione, con trattative in corso fino all’ultimo minuto e un vertice politico notturno che ha messo a fuoco le priorità.
Tra gli interventi principali: il taglio dell’Irpef per i redditi medi, una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, la revisione dei criteri per l’età pensionabile, misure a sostegno della natalità e incentivi alle imprese virtuose. Non mancano poi nuove trattative con banche e assicurazioni per rafforzare la tenuta finanziaria dei conti pubblici.
Ma quali saranno davvero le misure che entreranno nella legge? Chi beneficerà delle novità fiscali? E quali bonus sono destinati a scomparire o ad essere riformati?
Sommario
Uno dei pilastri della Manovra 2026 è il taglio dell’Irpef, destinato a incidere direttamente sulle buste paga del ceto medio. La seconda aliquota scenderà dal 35% al 33%, ma solo per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro lordi annui. Un intervento dal valore stimato di circa 2,5 miliardi di euro, che garantirà un risparmio massimo di 440 euro l’anno per i contribuenti interessati.
È una misura selettiva, pensata per concentrare le risorse su una fascia di popolazione considerata strategica per i consumi e per la tenuta del sistema contributivo. Tuttavia, il taglio non andrà oltre: i redditi fino a 60.000 euro, inizialmente inclusi nelle ipotesi di lavoro, restano fuori per motivi di copertura.
Sul fronte della giustizia fiscale torna la rottamazione delle cartelle esattoriali, con un piano che si snoderà su 108 rate in nove anni. Il condono sarà riservato a contribuenti considerati “meritevoli”, probabilmente in base a criteri reddituali e di regolarità pregressa.
Non si tratta di un condono generalizzato, ma di una pace fiscale mirata a dare respiro a chi ha difficoltà reali e documentabili.
Advertisement - PubblicitàNel 2026, la casa resta uno dei fulcri dell’intervento pubblico, ma l’epoca dei superbonus generalizzati è ormai chiusa. Il Governo punta infatti a prorogare il bonus ristrutturazioni al 50%, limitandolo però alle prime case e in modo selettivo, con criteri che potrebbero tenere conto del reddito o della tipologia di intervento.
Nessuna indicazione, invece, sul destino del bonus mobili, in scadenza a fine 2025: al momento non sono previste proroghe, lasciando in sospeso un’agevolazione che negli anni ha sostenuto l’arredo e il settore del design made in Italy.
La novità più rilevante riguarda però l’ISEE: come accennato, la prima casa verrà esclusa dal calcolo, ma con un tetto catastale di 100.000 euro. Questo significa che molte famiglie che oggi superano i limiti reddituali per accedere ai bonus — come ad esempio l’Assegno Unico — potrebbero rientrare tra i beneficiari. Si tratta di una mossa che ha un impatto diretto anche sull’accesso agli incentivi per l’edilizia, sempre più legati alla situazione economica del nucleo familiare.
Nel complesso, si delinea una strategia che privilegia gli interventi sostenibili e mirati, lasciando indietro l’approccio “a pioggia” del passato.
Approfondisci: Bonus edilizi 2026: conferme, scadenze e opportunità
Advertisement - PubblicitàNel 2026, l’età pensionabile salirà di tre mesi a causa dell’aumento della speranza di vita, come previsto dal meccanismo automatico introdotto dalla Legge Fornero. Tuttavia, il Governo punta a una sterilizzazione parziale di questo adeguamento, soprattutto per tutelare le categorie più fragili o svantaggiate.
L’obiettivo è evitare un innalzamento generalizzato dell’età di uscita dal lavoro. Secondo le ultime ipotesi, lo stop all’aumento riguarderà solo i lavoratori che compiranno 64 anni nel 2027 e coloro che rientrano in situazioni di particolare vulnerabilità lavorativa o sociale. La modifica, se confermata, non cancellerebbe del tutto l’incremento, ma lo renderebbe graduale e selettivo, attenuando l’impatto per chi è prossimo alla pensione.
La misura rappresenta un compromesso tra la necessità di sostenibilità del sistema previdenziale e la richiesta di maggiore equità sociale, specie in un contesto in cui l’età media lavorativa continua a salire e la fatica fisica di alcune professioni non può essere ignorata.
Advertisement - PubblicitàLa Manovra 2026 dedica uno spazio rilevante al sostegno delle famiglie, con un pacchetto di interventi dal valore compreso tra 500 milioni e 1 miliardo di euro. L’obiettivo è duplice: incentivare la natalità e alleggerire il peso economico della cura dei figli, in un Paese dove l’inverno demografico è sempre più evidente.
Tra le misure confermate, spicca il congedo parentale retribuito all’80% dello stipendio per tre mesi, da utilizzare dopo la fine del periodo obbligatorio. Si tratta di un incentivo concreto per favorire la condivisione della genitorialità e migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro.
In parallelo, si lavora anche su un intervento fiscale strutturale, basato sul quoziente familiare, che andrebbe a premiare i nuclei numerosi o con figli a carico. Un’altra novità importante riguarda il calcolo dell’ISEE: la prima casa sarà esclusa, fino a un valore catastale di 100.000 euro, corrispondente a un valore di mercato stimato tra 300.000 e 400.000 euro. Questo cambiamento allargherà la platea dei beneficiari dei bonus legati al reddito e ai figli, aumentando l’efficacia delle misure già esistenti.
Un mix di bonus, riforme e detrazioni che potrebbe davvero fare la differenza nella vita quotidiana di molte famiglie italiane.
Advertisement - PubblicitàLe imprese restano un tassello centrale della Manovra 2026, con misure orientate a premiare chi investe in occupazione, ricerca e sviluppo. In questo contesto, il Governo conferma l’intenzione di prorogare l’Ires premiale, introdotta nel 2023 per le aziende “virtuose”. Si tratta di un’agevolazione fiscale che riduce l’imposta sul reddito alle imprese che reinvestono gli utili in crescita e innovazione. Il costo dell’operazione si aggira tra i 400 e i 500 milioni di euro, ma viene considerato strategico per sostenere il tessuto produttivo.
Accanto a questa proroga, è in fase avanzata anche un nuovo incentivo che dovrebbe sostituire “Transizione 5.0”, il piano dedicato alla digitalizzazione e alla sostenibilità energetica. I dettagli non sono ancora definiti, ma l’intenzione è di superare la logica emergenziale e proporre una misura più stabile, legata a una visione industriale di medio-lungo periodo.
Nel frattempo, le imprese — rappresentate anche da Confindustria — chiedono un intervento ancora più deciso, con un piano triennale che dia certezza e stimoli reali al rilancio industriale. La manovra, per ora, si muove su equilibri delicati tra risorse disponibili e priorità politiche, ma il segnale verso il mondo produttivo è chiaro: chi crea valore e occupazione sarà premiato.
Advertisement - PubblicitàDietro ogni misura della Manovra 2026 si cela una partita decisiva: quella delle coperture finanziarie. Con una dote complessiva di 16 miliardi di euro, la legge di bilancio ha margini limitati, e ogni nuova proposta deve fare i conti con la Ragioneria dello Stato, inflessibile nel pretendere garanzie certe.
Per questo il Governo ha aperto un tavolo di confronto serrato con il sistema bancario, con l’obiettivo di ottenere almeno 3 miliardi di euro di contributo da inserire in manovra. La richiesta iniziale — spinta in particolare dalla Lega — puntava addirittura a 5 miliardi, ma il compromesso potrebbe arrivare su una cifra più contenuta. Al centro del negoziato c’è anche una possibile proroga degli interventi sulle DTA (Deferred Tax Assets), i crediti fiscali delle banche, da utilizzare come leva di bilancio.
Non è escluso, inoltre, un coinvolgimento delle compagnie assicurative, soprattutto attraverso un’imposta sulle coperture obbligatorie contro le catastrofi naturali. Al momento, però, su questo punto non ci sono conferme ufficiali dal Ministero dell’Economia.
In un contesto in cui le risorse sono limitate e le promesse politiche numerose, la sostenibilità economica resta il nodo più delicato dell’intera manovra. E la trattativa sui fondi privati potrebbe rivelarsi decisiva per chiudere il cerchio.
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