La riapertura del condono edilizio del 2003 innesca scontro politico. L’emendamento favorisce la Campania e alimenta sospetti di voto di scambio, mentre restano critiche urbanistiche e ambientali.

Il tema del condono edilizio è tornato al centro del dibattito politico italiano, con un emendamento alla legge di Bilancio che punta a riaprire i termini della sanatoria del 2003, introdotta dal governo Berlusconi. A promuovere la misura sono stati due senatori di Fratelli d’Italia, con l’obiettivo dichiarato di consentire anche ai cittadini campani – rimasti esclusi vent’anni fa per una scelta politica regionale – di sanare gli abusi edilizi secondo le regole previste allora.
Il nuovo condono, però, ha scatenato forti polemiche: l’opposizione accusa il governo di strumentalizzare la sanatoria a fini elettorali, in vista del voto regionale in Campania, dove il centrodestra punta a strappare la guida della Regione. E mentre Fratelli d’Italia difende l’iniziativa come un atto di “giustizia riparativa”, si levano critiche trasversali, anche tra le fila della maggioranza, per una proposta che riapre una ferita mai del tutto sanata nella storia urbanistica italiana.
Come mai torna proprio oggi la sanatoria del 2003? Perché riguarda in particolare la Campania? E quali sono le conseguenze politiche e urbanistiche di un eventuale nuovo condono edilizio? Scopriamolo insieme nei prossimi paragrafi.
Sommario
L’emendamento presentato da due senatori di Fratelli d’Italia, Matteo Gelmetti e Domenico Matera, riapre i termini per la presentazione delle domande di sanatoria edilizia in base ai criteri del terzo condono del 2003 (art. 32 del DL 269/2003). Il meccanismo previsto è lo stesso di allora: potranno essere sanate le opere realizzate in assenza o in difformità del titolo abilitativo edilizio, purché conformi alle norme urbanistiche e agli strumenti urbanistici in vigore al 31 marzo 2003.
Non tutte le costruzioni abusive sono però sanabili: restano escluse quelle realizzate su:
Per gli immobili situati in zone vincolate ma non soggette a inedificabilità assoluta, la sanatoria resta possibile solo per interventi minimi (come restauro o manutenzione straordinaria) e solo con parere favorevole dell’autorità competente sul vincolo.
Il nuovo emendamento esclude espressamente le zone rosse vulcaniche, come quelle vesuviane, dove l’abusivismo edilizio ha generato da anni un’emergenza urbanistica e ambientale. Si tratta quindi di una riapertura selettiva del condono 2003, ma che rischia comunque di riaccendere il fenomeno della regolarizzazione a posteriori di abusi edilizi.
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Advertisement - PubblicitàLa Campania è il cuore pulsante della riapertura del condono edilizio del 2003. Sebbene l’emendamento sia formulato in termini nazionali, nella realtà il suo impatto sarà prevalente e decisivo proprio su questo territorio, dove migliaia di domande di sanatoria presentate oltre vent’anni fa non furono mai accolte né definite.
Nel 2003, infatti, la Regione Campania – allora governata da Antonio Bassolino (centrosinistra) – scelse di non recepire la sanatoria nazionale, lasciando in sospeso pratiche edilizie anche regolarmente presentate e già pagate dai cittadini. Una decisione politica che ha prodotto effetti duraturi: molte famiglie vivono da allora in immobili tecnicamente abusivi, nonostante abbiano fatto richiesta di regolarizzazione. La regione ha varato nel tempo diverse proroghe, l’ultima con scadenza fissata al 31 dicembre 2020, ma molte pratiche sono rimaste pendenti a causa della complessità delle istruttorie e della presenza di vincoli ambientali, paesaggistici e idrogeologici.
In particolare, il problema riguarda le aree a rischio vulcanico (come il Vesuvio o i Campi Flegrei), dove l’edificazione è fortemente limitata, e molti abusi sono stati commessi in zone oggi classificate come “rosse” per l’alta pericolosità. Proprio per questo motivo, l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia esclude tali aree dalla nuova possibilità di sanatoria. Tuttavia, l’intento è “rimediare a una discriminazione storica” – così viene presentato dai promotori – dando una nuova chance a chi fu, a loro dire, penalizzato da una scelta politica regionale e non da un illecito personale.
In Campania si stima che le pratiche pendenti siano ancora diverse migliaia e, secondo alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, “migliaia di case saranno salvate dall’abbattimento” se l’emendamento sarà approvato. Ma proprio questo ha alimentato forti sospetti di utilizzo elettorale della sanatoria, dal momento che la regione andrà al voto tra poche settimane.
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Advertisement - PubblicitàL’annuncio dell’emendamento che riapre il condono edilizio del 2003 ha scatenato una vera e propria tempesta politica. Le reazioni dell’opposizione sono state immediate e durissime: il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno accusato Fratelli d’Italia di mettere in atto un’operazione elettorale mascherata da provvedimento normativo, a pochi giorni dal voto regionale in Campania. «È la solita vecchia politica – ha dichiarato la segretaria del PD, Elly Schlein – che sotto elezioni rispolvera il condono per raccattare voti nella disperazione». Dello stesso tono le parole del senatore M5S Luigi Nave, che ha definito la proposta «una scelta empia», mentre il capogruppo PD Francesco Boccia ha parlato apertamente di voto di scambio.
Anche le dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno alimentato le polemiche: nel tentativo di difendere l’iniziativa, il ministro ha paragonato il condono edilizio alle sanatorie per i permessi di soggiorno dei migranti. Un paragone che ha provocato forti reazioni di indignazione, sia da parte delle opposizioni sia da esponenti del mondo cattolico e ambientalista. «Parole inaccettabili – ha detto Angelo Bonelli (AVS) – che mettono sullo stesso piano la vita delle persone e gli immobili abusivi».
Non mancano però le frizioni anche dentro la maggioranza. Forza Italia ha accolto l’emendamento con freddezza, chiedendo di «valutare caso per caso» e cercando di utilizzarlo come leva negoziale per ottenere modifiche alla stretta fiscale prevista sui dividendi. La Lega, invece, ha scelto di non esporsi troppo sul condono e ha concentrato la propria attenzione su altri temi, come la rottamazione delle cartelle esattoriali e l’aumento dell’Irap a banche e assicurazioni per finanziare interventi sul sistema pensionistico e sulla cedolare secca.
In sintesi, il condono ha finito per spaccare anche la maggioranza, rivelando una linea di faglia tra Fratelli d’Italia, più aggressiva e identitaria, e gli alleati più prudenti, preoccupati dalle conseguenze elettorali e dall’eventuale scontro con l’opinione pubblica.
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