Il comodato d’uso gratuito è uno degli strumenti più utilizzati in ambito familiare per consentire l’utilizzo di un immobile senza richiedere un corrispettivo in denaro. È una soluzione molto diffusa tra parenti, come nel caso di un genitore che concede un appartamento a un figlio, o – come vedremo – a un cognato. Ma attenzione: anche se gratuito, questo tipo di contratto può comportare obblighi fiscali ben precisi.

Nel sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, FiscoOggi, è stato pubblicato un interessante quesito posto da un lettore che ha concesso in comodato un immobile al proprio cognato. La risposta fornita dall’Agenzia chiarisce un aspetto spesso trascurato: la registrazione del contratto.

Ma quando è obbligatorio registrare un contratto di comodato d’uso gratuito? E chi deve farlo, il comodante o il comodatario?

Scopriamolo insieme nei prossimi paragrafi.

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La domanda del lettore e il chiarimento dell’agenzia delle entrate

Sul sito FiscoOggi, il portale ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, è stata pubblicata la seguente domanda da parte di un contribuente:

“Ho concesso in comodato un appartamento di mia proprietà a mio cognato per la durata di un anno. Trattandosi di contratto di natura gratuita è necessario procedere alla registrazione? In caso affermativo a chi spetta l’obbligo?”

La risposta fornita dall’Agenzia è chiara: sì, la registrazione del contratto è necessaria in base alla forma con cui viene redatto. Anche se si tratta di un contratto gratuito, quindi privo di canone o corrispettivo economico, possono scattare obblighi ben precisi a seconda che il contratto sia scritto o verbale.

Questo tipo di richiesta è molto comune in ambito fiscale, perché spesso si tende a sottovalutare l’importanza di regolarizzare formalmente anche gli accordi gratuiti tra familiari. Tuttavia, la normativa impone delle condizioni ben definite, ed è essenziale rispettarle per evitare sanzioni o problemi futuri, anche in caso di controlli incrociati da parte dell’Agenzia.

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Quando il contratto di comodato va registrato?

Secondo quanto chiarito dall’Agenzia delle Entrate, la registrazione del contratto di comodato d’uso gratuito è obbligatoria solo in determinati casi, che dipendono dalla forma del contratto:

  • Se il contratto è redatto in forma scritta, la registrazione è sempre obbligatoria. Deve essere effettuata entro 30 giorni dalla data in cui è stato stipulato.
  • Se il contratto è verbale, la registrazione non è obbligatoria, a meno che non venga enunciato in un altro atto soggetto a registrazione. Un esempio pratico può essere un contratto di locazione in cui si fa riferimento all’uso gratuito di un immobile adiacente o accessorio, oppure una dichiarazione notarile (ad esempio, in caso di successione o compravendita).

Questa distinzione è cruciale: molte persone stipulano contratti verbali con parenti, pensando che la scrittura non sia necessaria, ma basta una semplice menzione dell’accordo in un altro documento per far scattare l’obbligo di registrazione. Inoltre, un contratto scritto fornisce una tutela maggiore sia per il comodante che per il comodatario, soprattutto in caso di controversie.

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Quanto costa registrare un contratto di comodato e chi deve farlo?

La registrazione di un contratto di comodato d’uso gratuito, se redatto in forma scritta e quindi obbligatoria, comporta il pagamento di alcune imposte fisse:

  • Imposta di registro: 200 euro, indipendentemente dal valore dell’immobile o dalla durata del contratto.
  • Imposta di bollo: 16 euro ogni 4 facciate scritte (oppure ogni 100 righe, se il numero di righe è più rilevante del numero di facciate).

Queste imposte sono da versare al momento della registrazione, che può essere effettuata sia telematicamente, tramite i servizi dell’Agenzia delle Entrate, sia presso un ufficio territoriale.

Un aspetto importante riguarda chi è obbligato a registrare il contratto. Secondo quanto chiarito, l’obbligo ricade sia sul comodante (cioè il proprietario del bene concesso in uso) sia sul comodatario (cioè chi riceve l’immobile in uso gratuito). In pratica, entrambe le parti sono solidalmente responsabili della registrazione e dei relativi adempimenti fiscali.

Questa responsabilità condivisa implica che, se una delle due parti non si attiva, l’altra può comunque provvedere per evitare eventuali sanzioni. Una buona prassi è indicare direttamente nel contratto chi si occuperà della registrazione.