
La riapertura del condono edilizio del 2003 innesca scontro politico. L’emendamento favorisce la Campania e alimenta sospetti di voto di scambio, mentre restano critiche urbanistiche e ambientali.

La sentenza conferma la demolizione di un’opera abusiva sul terrazzo condominiale per infiltrazioni e mancata abitabilità. Il condominio ha avuto un ruolo decisivo nel far rispettare legalità e sicurezza.

Una sentenza del TAR impone alla Soprintendenza di motivare correttamente un parere negativo su un condono edilizio, ribadendo il valore del giudicato e della trasparenza amministrativa.

Una sentenza del TAR Lazio impone al Comune di Roma di riesaminare una pratica di condono edilizio, nominando un commissario ad acta a causa della persistente inerzia amministrativa.

Il Consiglio di Stato stabilisce che le opere abusive su immobili condonati non possono essere sanate ordinariamente: il condono non conferisce piena legittimità urbanistica, ma solo tolleranza giuridica.

Una sentenza del TAR Campania chiarisce che la data di costruzione ante ‘67 non basta a rendere un immobile legittimo, soprattutto se soggetto a pianificazione urbanistica antecedente.

Il TAR conferma la demolizione per abusi edilizi non sanabili, respingendo la difesa del proprietario e chiarendo le conseguenze legali in caso di inottemperanza, anche su immobili ereditati.

Il TAR Lazio ha confermato che la SCIA in sanatoria non può regolarizzare abusi edilizi gravi. Solo permesso di costruire, accertamento di conformità o condono possono evitare la demolizione.

Il TAR Lazio conferma l’impossibilità di modificare vecchie domande di condono e ribadisce l’obbligo del parere idrogeologico per opere abusive in zone a rischio, anche se minime.

La sentenza ribadisce i limiti del condono edilizio: non è possibile sanare immobili privi dei requisiti igienico-sanitari minimi, riaffermando il primato della tutela della salute come valore costituzionale.